LETTERA DA VICINO (SCRITTA E SPEDITA)
Carmelo Romeo
arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 5 dicembre 2011
OÙ SOMMES-NOUS?
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Cara Rita,
qualche tempo fa, parlandoci al telefono, ho commentato una certa situazione corrente dicendo che stavamo assistendo ad una lotta politico-legislativa per capovolgere il proverbio “fatta la legge trovato l’inganno”, in favore di uno per cui prima si fa l’inganno e poi  si trova (si rifà) la legge. 
Ridendone e considerando la cosa sotto i vari aspetti, aggiunsi che la riforma giuridica di fare l’inganno e trovargli la legge non era poi una facezia e neppure un paradosso sociale, ma probabilmente esprimeva la necessità del capitalismo stramaturo quando non gli rimane altro da fare che riprendere la vecchia strada del brigantaggio e della rapina, magari affidandone pure la manutenzione ad apparati tecnici: sempre più efficienti in certe contingenze sfavorevoli.
Terminata la telefonata mi sembrò di ricordare che quella spiritosaggine era contenuta proprio con gli stessi termini, nei Commentari di Guy Debord.
E ne provai vergogna.
Ero certo che Debord, proprio in quel medesimo scritto, aveva osservato che gli intellettuali non citano mai le loro fonti per lasciar credere di aver fatto tutto da soli.
Per chiarire al più presto, prove alla mano, chi era il vero autore di quella mia battuta, andai a rileggermi i Commentari. La ricerca non ebbe alcun esito.C’era invece una frase che forse poteva averla ispirata: “In vari campi si fanno addirittura delle leggi precisamente perché siano stravolte da coloro che saranno in grado di farlo”.1
Con l’occasione riscontrai pure che il giudizio sugli intellettuali non era rivolto agli intellettuali in genere, come erroneamente ricordavo, ma solo ai “ricuperatori inetti”, quelli definiti pro-situ.2
Tuttavia io preferisco la versione estesa, per cui tutti gli intellettuali hanno la cattiva abitudine di appropriarsi (sistematicamente o occasionalmente) i prodotti degli altri cancellandone le tracce. Le code di paglia servono appunto a questo.
Dell’intera vicenda, causata da una semplice battuta, mi restano delle ANNOTAZIONI e qualche CITAZIONE che ti spedisco assieme alla lettera, ritenendo che ti siano dovute per la parte da te svolta in questo affare di cui, essendone tu perfettamente all’oscuro, tanto più mi fa obbligo metterti al corrente.
Un abbraccio. 
Roma, 23 dicembre 2011  PS -  Nel suo Postmodernismo, Jameson cita il francese per ben tre volte, ma sempre e unicamente con  un concetto evidentemente ritenuto riassuntivo del suo pensiero: “l’immagine è diventata la forma finale della reificazione”. Anche di questa frase non sono riuscito a trovare traccia nella Società dello Spettacolo. Non posso tuttavia escludere che entrambe siano comunque annidate da qualche parte nei testi di Debord. Se magari riesci a scovarle tu, fammelo sapere.
Al proposito dei "tecnici" di cui parlo, è proprio di questi giorni la loro prevista presa di potere. Ti trascrivo di seguito cosa si dice del nuovo governo nella voce di Wikipedia: Il Governo Monti è il sessantunesimo governo della Repubblica Italiana, il secondo della XVI Legislatura. Il governo è stato nominato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 16 novembre 2011 in seguito alle dimissioni di Silvio Berlusconi del 12 novembre. Monti è considerato da alcuni osservatori un "tecnico", non avendo egli mai fatto parte di alcun partito, né del parlamento italiano prima del 9 novembre 2011, quando è stato nominato senatore a vita dallo stesso Napolitano. Secondo altri osservatori le prestigiose esperienze acquisite prima nella Commissione Santer, nel ruolo di Commissario europeo per il Mercato Interno ed i Servizi (1995-1999) e poi nella Commissione Prodi, come Commissario europeo per la concorrenza (1999-2004), lo rendono un politico a tutti gli effetti. Tuttavia il Governo Monti viene giudicato un governo tecnico d'emergenza dalla stampa internazionale. Il nuovo Presidente del Consiglio, durante il primo discorso al Senato, ha definito il suo un "governo di impegno nazionale". Il Governo ha ottenuto la fiducia al Senato il 17 novembre 2011 con 281 sì, 25 no e nessun astenuto e alla Camera il 18 novembre 2011 con 556 sì, 61 no e nessun astenuto. Del Governo Monti fanno parte, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, due aristocratici: il bergamasco Giulio Terzi di Sant'Agata, della famiglia Terzi ed il napoletano Filippo Patroni Griffi della famiglia dei Patroni Griffi.
Segue: ALLEGATI 2

1. ANNOTAZIONI

a . Parigi,  febbraio-aprile 1988
Nei suoi Commentari alla società dello spettacolo, Guy Debord si propone di argomentare oscuramente affinché le sue parole non potessero tornare utili a quelle persone la cui occupazione è il mantenimento del sistema di dominio spettacolare, da lui avversato.3 Debord era infine riuscito a parlare senza tuttavia istruire troppo i suoi nemici?
b . Milano, 26 gennaio 1994
Il fatto è che trascorsero appena pochi anni dalla pubblicazione dei Commentari, quando un grosso impresario,4 concessionario pubblico dello spettacolo, dopo aver diffuso dalle proprie televisioni un accorato appello alla Nazione,5 si ritrovò a Capo del governo di quel Paese e alla testa di un popolo che aveva trovato così la sua propria zecca.
c . Roma, 10 maggio 1994 
Quel tale concessionario dello svago si mise subito al lavoro per fornire al mondo intero un modello politico adeguato ai tempi.6
Debord aveva forse previsto lo svolgersi preciso di parecchie delle scene di un copione le cui sequenze si sarebbero realizzate con una accelerazione da comica finale per infilarsi a precipizio anche nel nuovo millennio?
d . Champot, 30 novembre 1994
GUY DEBORD SI SUICIDA CON UN COLPO DI PISTOLA AL CUORE NELLA SUA CASA DI CHAMPOT, UN PAESINO DELL’ALTA LOIRA
Quella notte l’immaginazione preventiva faceva la sua più celebre vittima.
Ma non fu certo lo spettro di una sventatezza dell’argomentare, o il timore d’un lavoro vano7 e neppure la noia di affrontare, oltre al dolore, anche uno spettacolo appena iniziato ma che conosceva precisamente, a decidere il colpo di pistola del farla finita proprio qui: prima del previsto.

Ed eccole qui alcune scene che tuttora scorrono sullo schermo e  che soltanto la canna della pistola avrebbe potuto risparmiare anche a noi - benché sia stato di un qualche interessere e divertimento averle viste dal vivo ma con gli occhi dell’alcolizzato di Champot. Perchè alla fine, è sempre meglio etilista all’ultimo stadio che stilista di Stato.

2. CITAZIONI DAL SUICIDA DI CHAMPOT

NESSUN IMPEDIMENTO: Tutto ciò che non è mai punito è in realtà permesso. Perciò è arcaico parlare di scandalo.8 …Una legge generale del funzionamento dello spettacolo integrato, almeno per coloro che ne gestiscono la direzione, è che, in questo ambito, tutto ciò che si può fare deve essere fatto. In altre parole ogni nuovo strumento deve essere utilizzato, a qualsiasi costo.9 >
UN’IMPRESA AVANZATA: Ci si sbaglia ogni volta che si vuole spiegare qualcosa opponendo la mafia allo Stato; essi non sono mai stati in rivalità. La teoria verifica con facilità ciò che tutte le dicerie della vita pratica avevano dimostrato troppo facilmente. La mafia non è una estranea in questo mondo: ci si trova perfettamente a suo agio. Nell’epoca dello spettacolo integrato, essa appare di fatto come il modello di tutte le imprese commerciali avanzate.10
SPARIZIONE DELLE COMPETENZE E TRIONFO DELLA INETTITUDINE: In tali condizioni possiamo vedere scatenarsi all’improvviso, con un tripudio carnevalesco, una fine parodistica della divisione del lavoro; tanto più tempestiva in quanto coincide col movimento generale di scomparsa di ogni autentica competenza. Un finanziere canta, un avvocato diventa informatore della polizia, un fornaio espone le sue preferenze letterarie, un attore governa, un cuoco disserta sui tempi di cottura come momenti essenziali della storia universale. Ognuno può apparire nello spettacolo per darsi pubblicamente, o a volte perché ci si è dedicato di nascosto, a un’attività completamente diversa dalla specialità grazie alla quale si era fatto conoscere finora.11 - Non è più permesso ridere dell’inettitudine che si fa rispettare ovunque, o comunque è diventato impossibile far sapere che se ne ride.12 - La constatazione che per la prima volta, si può governare senza avere alcuna conoscenza dell’arte né alcun senso dell’autentico o dell’impossibile potrebbe bastare da sola a far supporre che tutti gli ingenui creduloni dell’economia e dell’amministrazione porteranno probabilmente il mondo a una grande catastrofe; se la loro pratica effettiva non l’avesse già dimostrato.13
IL GUSTO DEL FALSO: Invertendo una famosa formula di Hegel notavo già nel 1967 che “nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso”. Gli anni trascorsi da allora hanno dimostrato i progressi di questo principio in ogni campo particolare, senza eccezioni. Così, in un’epoca in cui l’arte contemporanea non può più esistere, diventa difficile giudicare le arti classiche. Qui come altrove, l’ignoranza è prodotta solo per essere sfruttata. Nello stesso momento in cui vanno perduti il senso della storia e il gusto, si organizzano reti di falsificazione. E’ sufficiente disporre di esperti e di banditori, cosa piuttosto facile, per far passare tutto, perché in certi affari, come in tutti gli altri del resto, è la vendita ad autenticare ogni valore. Dopo, converrà ai collezionisti o ai musei, soprattutto americani, strapieni di falsi, mantenere la buona reputazione, come il Fondo monetario internazionale mantiene la finzione del valore positivo degli enormi debiti di cento nazioni. Il falso forma il gusto e sostiene il falso, facendo sparire volontariamente la possibilità di riferimento all’autentico. Si rifà addirittura il vero, appena possibile, per farlo assomigliare al falso.14

Fine della lettera e degli allegati

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1 - Guy Debord, Commentari sulla società dello spettacolo (Parigi, febbraio-aprile 1988), I ed. Gallimard 1992, ora in  ed. Baldini & Castoldi, Milano 1997, pag. 235, XXVI.
2 - Debord, cit. pag. 221, XVI: "...sul terreno della contestazione successiva al 1968, i recuperatori inetti chiamati 'pro-situ' sono stati i 'primi disinformatori', perché dissimulavano il più possibile le manifestazioni pratiche attraverso cui si era affermata la critica che sostenevano di condividere; e, senza farsi scrupolo di indebolire l'enunciato, non citavano mai niente o nessuno, per dare l'impressione di aver trovato qualcosa da sé stessi". Erano dunque chiamati ‘pro-situ’ i simpatizzanti superficiali e bassamente ideologici dell'Internazionale Situazionista, che cercavano di emularne lo stile e le gesta senza possederne il rigore. (“Pro-situ”, in francese si pronuncerebbe ‘prositù’: con un suono simile a quello di “prostitués”?).
3 - Debord, cit. pag. 189. I.
4 - Badate bene: non un imprenditore, come equivocarono chiamarlo, con una unica voce, gli stramati esponenti dell’industria con tutti i tipi di consigliori al seguito.
5 - Silvio Berlusconi, “Per il mio paese”, 26 gennaio 1994.
6 - Governo Berlusconi I dal 10 maggio 1994 al 17 gennaio 1995 - Governo Berlusconi II dall'11 giugno 2001 al 23 aprile 2005 - Governo Berlusconi III dal 23 aprile 2005 al 17 maggio 2006 - Governo Berlusconi IV dal 7 maggio 2008… fino a ieri: 17 settembre 2011.
7 - Debord, Commentari…, cit. pag. 248, XXXIII.
8 - Debord, Commentari, cit. pag. 203. VIII - Ultimamente nel governo delle cose pubbliche italiane circola il progetto di approvare normative orientate al concetto per il quale è permesso tutto ciò che non è vietato dalla legge. Con ciò il Ministero della Giustizia risolverebbe anche una branca della Filosofia togliendo di mezzo l’Etica e la Morale. Una notevole liberazione per lo spirito e la coscienza, che non dovranno più decidere tra intimi rovelli e confessionali: basterà consultare Codici e avvocati. Ciò che in animo si ritiene giusto o ingiusto fare verrà sostituito con ciò che per legge non è concesso fare: l’incertezza della coscienza verrà liquidata dalla certezza del diritto e dalla capacità dei procuratori pagati al riguardo. 
9 - Debord, Commentari…, cit., pag. 241, XXIX.
10 - ivi. pag. 233,  XIV
11 - ivi pag. 195,  IV
12 - Ivi, pag. 198,  VI
13  - Ivi, pag. 223, XVII.
14 - Debord, Commentari, cit., pag. 221-222,  XVII. (Come si rifà la legge, appenapossibile, per farla assomigliare al dolo).

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